I miei mi mandavano dai genitori della mia ex baby sitter a Londra per imparare l’inglese . Ma loro praticamente non c’erano mai. Dovetti quindi imparare a domare i fornelli, quell’entità vulcanica a me da sempre ostile, per sostentarmi in quei due lunghi mesi estivi sul suolo britannico . “ Vedi questa padella piena di strutto solidificato ? La devi mettere sul fuoco, aspettare che il grasso di sciolga, poi buttarci dentro due fette di bacon, aspettare un minuto, buttarci dentro due uova e mangiare “ Queste semplici istruzioni mi garantirono la sopravvivenza per tutta la vacanza . Volli subito esplorare la zona e portai con me il bastardino di casa, Buster, sempre pronto ad alleviare in me quel senso di latente solitudine che può pervadere un ragazzino di 12 anni catapultato da Roma a Londra senza conoscenze, a parte una coppia di distinti e distaccati signori inglesi sempre assenti per motivi di lavoro. L’architettura e il paesaggio erano per me del tutto nuovi : infinite strade dritte disseminate di villette tutte uguali, ognuna munita del suo giardino sul retro, a sua volta munito di cagnolino che abbaia quando passi.